"Nessun motivo"

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  1. 13/1 10:58 Sai89: Corretti i sottotitoli in "The Atheism Tapes". Se trovate altri errori segnalateli pure ^^

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B_NORM    
view post Posted on 18/9/2011, 10:29 by: Sai89Reply
Il mito di Sisifo è un saggio pubblicato da Albert Camus nel 1942, quando non aveva ancora trent'anni. È una presa di coscienza del sentimento dell'assurdo.

mitosisifofs



[Recensione da uaar.it]
Pubblicato da Gallimard nel 1942, qualche mese dopo Lo straniero, il libro di Albert Camus (premio Nobel per la letteratura nel 1957, morto nel 1960 in un incidente automobilistico) è un testo che interloquisce direttamente con la filosofia esistenzialista, allora in auge.

«Qui si troverà soltanto la descrizione di un male dello spirito allo stato puro, senza che, per il momento, sia congiunto ad alcuna metafisica né ad alcuna fede». Queste note sono state premesse al testo, che comincia invece con queste fondamentali considerazioni: «vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia. Il resto viene dopo».

Camus avvia dunque la più radicale riflessione sul senso della vita: «il vivere sotto un tal cielo soffocante, richiede che se ne esca o che vi si rimanga. Si tratta di sapere come se ne esca nel primo caso e perché si resti nel secondo» (p. 29). La mancanza di senso generata dall’incontro col mondo rende l’uomo “assurdo”. Egli si rende conto di essere tale quando affronta le grandi questioni esistenziali: «cominciare a pensare è cominciare a essere minati» (p. 8), «perché le dottrine, che mi spiegano tutto, mi indeboliscono nel medesimo tempo. Esse mi sgravano del peso della mia vita, ma con tutto ciò bisogna bene che io lo porti da solo» (p. 52).

Se la morte è un orizzonte ineliminabile e i valori su cui si basano le diverse scuole di pensiero (religiose e non) non sono in grado di giustificare alcuna scelta, all’“uomo assurdo” non resta che darsi alla ricerca di una vita piena. «Non vuol fare quello che non capisce. […] Egli non sente che questo: la propria innocenza irreparabile. E questo gli permette tutto. Cosicché, ciò che egli richiede da se stesso è solamente vivere con ciò che sa, adattarsi a ciò che è, e non far intervenire nulla che non sia certo. Gli viene risposto che niente lo è: ma questa, almeno, è una certezza. […] A questo punto il problema è invertito. In precedenza si trattava di sapere se la vita dovesse avere un senso per essere vissuta; appare qui, al contrario, che essa sarà tanto meglio vissuta in quanto non avrà alcun senso. Vivere un’esperienza, un destino, è accettarlo pienamente». (p. 50). Perché «per un uomo senza paraocchi, non vi è spettacolo più bello di quello dell’intelligenza alle prese con una realtà che la supera. Lo spettacolo dell’orgoglio umano è ineguagliabile» (p. 51).

Se dunque non esistono valori, occorre aumentare il numero di esperienze e cercare di avere una vita lunga: «Battere tutti i record signif...

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B_NORM    
view post Posted on 14/5/2011, 10:09 by: Sai89Reply
In questo libro Lawrence mostra che il Corano è l'Islam. Descrive le origini della fede nell'Arabia Saudita del VII secolo e spiega perché il Corano deve essere memorizzato e recitato dai fedeli. L'autore prende in esame anche i numerosi commentatori del libro e la sua influenza sulle società e sulla politica dei nostri giorni.

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B_NORM    
view post Posted on 13/3/2011, 09:46 by: Sai89Reply
Il libro parallelo al "Mondo come volontà e rappresentazione", dove Schopenhauer parla delle questioni più alte e delle più piccole con una stupefacente capacità di convincere.

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Volume 1:
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B_NORM    
view post Posted on 26/1/2011, 22:58 by: Sai89Reply
Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione.

Karl Marx (1844)


Per la Germania, la critica della religione nell'essenziale è compiuta, e la critica della religione è il presupposto di ogni critica.

L'esistenza profana dell'errore è compromessa dacché è stata confutata la sua celeste oratio pro aris et focis. L'uomo il quale nella realtà fantastica del cielo, dove cercava un superuomo, non ha trovato che l'immagine riflessa di se stesso, non sarà più disposto a trovare soltanto l'immagine apparente di sé, soltanto il non-uomo, là dove cerca e deve cercare la sua vera realtà.

Il fondamento della critica irreligiosa è: l'uomo fa la religione, e non la religione l'uomo. Infatti, la religione è la coscienza di sé e il sentimento di sé dell'uomo che non ha ancora conquistato o ha già di nuovo perduto se stesso. Ma l'uomo non è un essere astratto, posto fuori del mondo. L'uomo è il mondo dell'uomo, Stato, società. Questo Stato, questa società producono la religione, una coscienza capovolta del mondo, poiché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point d'honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo solenne compimento, il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione. Essa è la realizzazione fantastica dell'essenza umana, poiché l'essenza umana non possiede una realtà vera. La lotta contro la religione è dunque mediatamente la lotta contro quel mondo, del quale la religione è l'aroma spirituale.

La miseria religiosa è insieme l'espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l'oppio del popolo.

Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigerne la felicità reale. L'esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l'esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l'aureola.

La critica ha strappato dalla catena i fiori immaginari, non perché l'uomo porti la catena spoglia e sconfortante, ma affinché egli getti via la catena e colga i fiori vivi. La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli pensi, operi, configuri la sua realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e perciò, intorno al suo sole reale. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove intorno all'uomo, fino a che questi non si muove intorno a...

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B_NORM    
view post Posted on 19/11/2010, 11:25 by: Sai89Reply

Umano, troppo umano (Menschliches, Allzumenschliches) è un libro di Friedrich Nietzsche, pubblicato nel 1878.

Il libro si distacca totalmente dai precedenti lavori del filosofo. È una collezione di aforismi, particolarmente incentrati sulla psicologia dell'Uomo. L'interpretazione della psicologia fatta da Nietzsche fu un'ispirazione per Sigmund Freud, che la rielaborò basandosi su molte intuizioni di Nietzsche nello sviluppo della sua teoria della Psicoanalisi.



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"Dedicato alla memoria di Voltaire nell'anniversario della sua morte avvenuta il 30 maggio 1778" volle scrivere Nietzsche sul frontespizio della prima edizione di Umano, troppo umano, quasi a sottolineare il carattere "illuministico" di questa sua opera. Scritto tra il 1876 e il 1879, il libro, nella sua forma definitiva, comprende due volumi, nel secondo dei quali Nietzsche raccolse Opinioni e detti diversi e II viandante e la sua ombra, già pubblicati separatamente. Circola in quest'opera, che rifiuta la tentazione metafisica e le sue cristallizzazioni dogmatiche di un conoscere separato dalla vita, una sorta di sottile e spregiudicata ebbrezza intellettuale che cattura il lettore per la ritmica felicità espressiva, perfettamente aderente al gusto della conquista interiore.



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B_NORM    
view post Posted on 13/11/2010, 09:37 by: Sai89Reply

L'Antiseneca o il sommo bene, detto anche Discorso sulla felicità, scritto del 1748-51, è l'opera cui Julien Offroy de La Mettrie affidò più fedelmente il suo pensiero di illuminista materialista ed ateo. Ideato come introduzione all'opera dello stoico Seneca, il De vita beata, è una critica radicale dell'ascetismo: a rappresentare, col più estremo rigore e forza di polemica, il materialismo sensista e deterministico, rivoluzionario e iconoclastico, del Settecento.



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B_NORM    
view post Posted on 12/10/2010, 10:11 by: Sai89Reply

Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male.



Al di là del bene e del male: Preludio di una filosofia dell'avvenire (Jenseits von Gut und Böse, 1886) è uno dei testi fondamentali della filosofia del XIX secolo, di Friedrich Nietzsche.

Pubblicato nel 1886 a spese dell'autore, il libro non ricevette inizialmente molta attenzione. Nietzsche vi attaccava quella che considerava la vacuità morale dei pensatori del suo secolo, la mancanza di senso critico dei filosofi e la loro passiva accettazione della morale . Al di là del bene e del male ripercorre tutti i temi fondamentali della maturità filosofica di Nietzsche e in parte può essere letto come una spiegazione, in termini più diretti, delle idee che l'autore aveva già proposto, in modo più immaginifico e metaforico, in Così parlò Zarathustra (Also Sprach Zarathustra).



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L'opera è divisa in nove capitoli: "Dei pregiudizi dei filosofi", "Dello spirito libero", "Della mania religiosa", "Aforismi e interludi", "Per la storia naturale della morale", "Noi dotti", "Le nostre virtù", "Popoli e patrie", "Che cos'è aristocratico?", chiude l'opera un epodo "Dall'alto dei monti". Nell'opera N. afferma che il problema morale è più essenziale di quello teologico. Per eliminare il pregiudizio della morale è necessario un nuovo indirizzo di cultura e a tal fine si potranno impiegare gli "spiriti liberi", immuni da quel pregiudizio. Conclusione delle tendenze dell'Europa democratica sarà una schiavitù imposta da una forte razza e la futura aristocrazia dominatrice potrà nascere solo da una lunga disciplina.


"Al di là del bene e del male" dichiara già nel titolo e nel sottotitolo i suoi intenti. Tutte le dottrine filosofiche elaborate nel tempo sono, infatti, per diverse che possano sembrare, più o meno consapevolmente progioniere della morale. Il pensiero di Nietzsche, spesso frainteso, tocca qui il suo vertice provocatorio e per questo il filosofo - e prima ancora l'uomo - è, come egli stesso si definisce, assolutamente solo.



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B_NORM    
view post Posted on 30/9/2010, 16:16 by: Sai89Reply

Caffè filosofico”, una collana che in 16 DVD racconta il pensiero dei più grandi protagonisti della filosofia, dalle origini ai grandi pensatori del Novecento, attraverso il racconto di grandi filosofi contemporanei da Gianni Vattimo a Piergiorgio Odifreddi, da Emanuele Severino a Giulio Giorello.
Ogni uscita è completata da un libretto che raccoglie delle note biografiche relative al relatore e un breve inquadramento dell’epoca e del filosofo analizzato in ciascun DVD.



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Numero 1 - Emanuele Severino Racconta I Presocratici E La Nascita Della Filosofia

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Numero 2 - Maurizio Ferraris Spiega Socrate, Platone, Aristotele e la Scuola di Atene

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Numero 3 - Rita De Monticelli Racconta Agostino,Tommaso E La Filosofia Medievale

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Numero 4 - Michele Ciliberto Racconta Giordano Bruno E La Filosofia Del Rinascimento

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Numero 5 - Paolo Rossi Spiega Newton e La Rivoluzione Scientifica

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Numero 6 - Maurizio Ferraris Racconta Kant E L'Illuminismo

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B_NORM    
view post Posted on 29/8/2010, 11:34 by: Sai89Reply
Ecce Homo, titolo completo Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è, viene considerato uno dei più acuti e disperati ritratti autobiografici nella letteratura moderna.

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Qui Friedrich Nietzsche, al culmine di quelle crisi che lo porteranno ad essere ricoverato all'ospedale psichiatrico, si fa portatore del valore dicotomico che contraddistingue la sua intera opera filosofica: descrive e rivede la sua vita sotto i brucianti chiaroscuri del dionisiaco/nichilismo. In questo senso finirà l'autobiografia con una domanda: "Cristo o Dioniso?", vedendo nel cristianesimo la negazione dei valori vitali dell'Oltreuomo (Übermensch).

Paradossale, Ecce Homo è il tentativo di scardinare, con le sue iperboli, la mentalità più prettamente puritana dell'Europa di quel periodo. Infatti, per evitarne una "scandalosa" esegesi, dai più venne semplicemente scartato come opera di un folle, nonostante abbia avuto tra i suoi estimatori anche Sigmund Freud, che esortò i suoi colleghi, in una delle riunioni della neo-nata società di Psicologia, a non trascurarlo e a non considerarlo semplicisticamente l'opera di un pazzo, ma al contrario a vederne la profonda e sconvolgente lucidità.

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B_NORM    
view post Posted on 29/8/2010, 11:31 by: Sai89Reply

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Genealogia della morale. Uno scritto polemico (Zur Genealogie der Moral. Eine Streitschrift) è un'opera del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche composta e pubblicata nel 1887. È l'opera in cui il filosofo espone la contrapposizione tra morale dei signori e morale del gregge e indaga le origini stesse della morale, intendendo provocatoriamente criticarne il "valore oggettivo". Alla base di quest'opera è quindi la riflessione sull'origine del bene e del male, a cui Nietzsche afferma di essersi dedicato sin dalla giovinezza, quando "a quel tempo, ebbene, com'é logico, resi l'onore a Dio e feci di lui il padre del male".

Tre dissertazioni ("Buono e malvagio, buono e cattivo", "Colpa, cattiva coscienza e simili" e "Che significano gli ideali ascetici?") sono anticipate da una prefazione di cui è famoso l'incipit:
« Siamo ignoti a noi medesimi, noi uomini della conoscenza, noi stessi a noi stessi: è questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Non abbiamo mai cercato noi stessi - come potrebbe mai accadere, un bel giorno, di trovarsi? »

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Opera filosofica scritta e pubblicata nel 1887. Scritta con l'intenzione di accentuare la portata di "Di là dal bene e dal male" è composta di tre saggi, intitolati: "Buono e malvagio, buono e cattivo", "Colpa, cattiva coscienza e affini", "Che cosa significano gli ideali scettici?". Nel primo N. tratta dell'essenza e dell'origine del Cristianesimo; nel secondo la coscienza è riconosciuta non come la voce di Dio nell'uomo, ma come l'istinto della crudeltà che si ripiega su se stesso dopo che non ha potuto sfogarsi esteriormente. Nel terzo N. trova la spiegazione della potenza, da lui considerata negativamente, dell'ideale ascetico-religioso nel fatto che questa forma di disciplina era l'unica, "fino a Zarathustra", che fosse proposta agli uomini.

Edited by Sai89 - 3/3/2011, 16:26

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